New York New York

(il mio primo articolo scritto con la Podistica Solidarietà)

ny-imagine“Correva “ insieme a me l’anno 1990, quando per la prima volta assaggiai l’intenso e unico sapore dall’effetto sconvolgente e inebriante dellaGrande Mela!!!

ny-bridge

New York assaporare si traduce ‘taste’, ma nessuna parola può dare l’idea per spiegare cosa si prova a correre per le strade di Manhattan.

Appena il carrello dell’aereo tocca il suolo del JFK volgi tutto al superlativo, tutto ny_salutodiventa“grandissimo” e ammiri estasiato il fascino di ordini di grandezza sconosciuti, anche per chi è nato e vissuto nella città der Colosseo.

Nel 1990, a New York, corsi la mia ultima maratona, nella quale raggiunsi il mio limite “umano”. Dopo 20 anni di inattività, la voglia di tornare a vivere la mia grande passione mi ha spinto a rovistare nella soffitta polverosa il baule dei ricordi, per ritrovare la “voglia di farcela” , e ricominciare a sfidare me stesso : tornare a correre!

Così ho provato a dare una forma ad un corpo non ancora del tutto deturpato e mi sono affidato a 2 grandi uomini oltre che ottimi preparatori : il ‘granitico’ Presidente Giuseppe Coccia che mi ha aiutato a dare un “tono” ad una muscolatura “scordata” e il ‘meticoloso’ Fulvio di Benedetto, che ha aggiunto elasticità e carburante ad un motore fuori giri …

La voglia, la tenacia, la determinazione e la concentrazione … sono doti naturali che ognuno ha dentro e cheNew York sa tirare fuori come nessuna altra maratona al mondo.

Ma se difficile è stato nel 1990, improbo risultava ora nel 2010, alcuni motivi ??? Pochi “lunghi” (solo la 30 km del mare) il freddo esagerato subito nelle 3 ore interminabili di attesa della partenza trascorse nelcampo ‘Blu’ ad ascoltare centinaia di volte lo stesso messaggio proposto in 6 lingue … prologo per poi accedere al “Wave 1” e attendere in assetto di gara l’inno americano versione gospel che ha aggiunto brividi di emozione a quelli del freddo … E quando Frank ha attaccato a cantare sulle note diNew York New York il ponte di Verrazzano ha ospitato oltre me altri 40.000 cuori che all’unisono hanno dichiarato

il loro “I Love New York”!!!

Non è forse la maratona migliore per un atleta, non è certo la corsa da “tempone” , ma lo scenario è unico e spettacolare! Ti volti a sinistra e Manhattan ti regala una vista da sogno e sei solo al primo miglio, già miglio, qua un kilometro non basta per misurare il ponte!

Alla fine del ponte la folla è un amico inseparabile che non ti lascia mai solo, ti incoraggia, ti da forza … cartelli o anche semplici parole sono motivazioni fantastiche che ti spingono a correre nonostante il freddo che imballa le gambe, nonostante i dolori e la fatica che incombe … NelQueen’s bridge vivi un momento di solitudine, là c’è solo il vento ostile … ma poi le mani della gente tornano a batterti il “cinque” a renderti protagonista di uno show del cui finale dipende tutto dalla “tua” forza di volontà.

Band musicali fanno da colonna sonora con rock, jazz, hip hop … ho visto anche “stomp” che con i loro tamburi hanno ritmato il passaggio dalBronx a Central Park.

Già Central Park, il venticinquesimo miglio … l’apoteosi! Il sogno del “tempone” svanito mi ha trasformato in uno “show man”, la canotta Orange mi ha ricordato che non c’è solo agonismo ma anche divertimento, che sono parte di un gruppo e ora più che mai sentivo questo senso di “appartenenza” e mi sono goduto il piacere di rappresentare la “Podistica Solidarietà” , gente che alla competizione aggiunge nobili e sani principi di disponibilità e partecipazione!!!ny-kiss

Chiamavo il pubblico con ampi gesti, li ho fatti urlare, saltare, condividere la
mia enorme gioia di avercela fatta!!! Correvo verso la meta con il petto gonfio di orgoglio per aver macchiato di “Orange” Central Park, di aver compiuto la mia piccola impresa con me stesso, e soprattutto di aver dato un altro profondo e gustoso morso alla Grande Mela!!!

E seppur stremato, felice di essere … “part of it” New York New York!!!

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