Fin che la gamba va…

le kessler

Quando corri i 300mt in particolare sono due le sensazioni che puoi vivere :
– soffri terribilmente dal primo all’ultimo metro
– vivi una leggerezza e un benessere entusiasmanti

La curiosita’ e’ che la stessa persona puo’ vivere le due sensazioni, ovviamente non lo stesso giorno, lo stesso allenamento!

Cosa provoca la sofferenza e cosa il benessere?
La risposta piu’ facile è: la mente, dal come ti poni davanti all’allenamento, alle strutture e infrastrutture che costruisci, dalle aspettative alla preparazione…
Ma anche qualcosa di molto piu’ fisico o fisiologico.

Cosa ci portiamo sulle spalle quando arriviamo allo stadio per correre?
Correre è bello, fa molto bene, in qualche modo mette a posto tutti i valori, sia quelli fisici che mentali, ma questo solo se prima di partire per la prima ripetuta ci si svuota di tutto e si pensa solo e soltanto all’azione della corsa, a spingere al meglio sul tartan e rimbalzare per faticare meno e consumare meno energia possibile.
Sarebbe ideale segmentare anche la singola ripetuta, pensare solo al tratto e centrare il tempo indicato.

L’obiettivo non e’ e non deve essere un’ossessione ma una motivazione, sempre per il benessere e per provare a migliorare gratificando se stessi.

Migliorare significa anche diventare piu’ esperti e capaci, imparare a correre per rispettare al meglio lo sport che si sta praticando.
Rispettare la corsa significa indossare un paio di scarpe adeguate all’attivita’ che stiamo svolgendo, adeguate alla superfice, al clima, alla distanza…

Non conta essere TOP o TAP, il rispetto dovrebbe essere uguale per tutti, cosi come nella pista non si corre in funzione delle proprie capacita’, ma in rispetto delle regole.

E a proposito di rispetto, giocando con la parola dobbiamo anche saperla trasporre, rispetto come forma di riguardo e anche come forma di paragone, di confronto
Confrontarci con noi stessi, saper valutare la situazione e agire ma soprattutto reagire davanti alle difficoltà!

Un allenamento è tale se comporta delle “crisi”, delle situazioni nelle quali bisogna ricorrere a forze supplementari, bisogna attingere a risorse “apparentemente sconosciute“, bisogna simulare quelle difficolta’ che sicuramente si presentano in gara e quindi creare una “memoria” di esperienze per superarle!!!

Potrebbe essere un'immagine raffigurante una o più persone e persone che praticano sport
Gabriella Dorio, una grande atleta!

Diffidare sempre dagli allenamenti dove niente è andato storto, dove il fiato non è mai andato sottoscorta e i muscoli hanno sempre reagito in modo indolore! Questi non sono allenamenti, sono “rigeneranti” e se non è lunedi… qualcosa lo abbiamo sbagliato!

Il nostro corpo impara dalle difficolta‘, si alimenta una memoria che poi è in grado di aiutarci quando serve, quando in gara non ne abbiamo più e non dobbiamo assolutamente mollare, altrimenti inizia il declino che ci allontana sempre di più dal traguardo.

Impariamo a reagire in allenamento e quando la gamba va… lasciamola andare e vediamo dove ci porta! Reagire significa andare oltre, prepararsi a superare il muro che ci siamo alzati e che ci nasconde altri ritmi ed altri obiettivi!!!

Per questo dico spesso che non bisogna esaltarsi per un allenamento ben riuscito e MAI deprimersi da uno fallito… e soprattutto chi puo’ stabilire se un allenamento è davvero riuscito o fallito???

A questo servono i coach, lasciate che siano loro a giudicare, a prendere atto dei risultati e definire il vostro posto nel contesto.

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Mille… a palla!

Posizionare un atleta sopra o sotto le proprie possibilità non è un errore ma è perseguire un obiettivo di miglioramento o di attesa, questa ultima magari a fronte di un infortunio o in previsione di evitarlo…

Quando si ha la FORTUNA di avere un coach che ha esperienza di corsa oltre che di sistemi di allenamento bisogna affidarsi completamente e aspettare i giusti tempi per raggiungere l’obiettivo a breve, media e lunga distanza.

Assolutamente evitare i “cori”, i carri che passano sui quali salgono e scendono fin troppi passeggeri!!!

Il periodo “minimo” per diventare un atleta sono 2 anni (continui) nei quali si puo’ raggiungere un buon livello di preparazione per affrontare una gara di specialità e cimentarsi anche in altre come tappe di un percorso formativo completo per il corpo e la mente!

Due anni sembrano troppi? Beh non è che nel frattempo si sta fermi… si raggiungono gli obiettivi di passaggio per arrivare poi a temprare al meglio la struttura dell’atleta.

Si impara a correre in pista, le campestri, su strada… Si affina la tecnica della corsa perchè risparmiare energia correndo è un enorme valore aggiunto!

Quindi serenità e soprattutto fiducia sempre in aggiunta al nostro motto che è “osare e tenere”!!!

In conclusione, meno fai da te: leggi qua, copia di là, prendi questo integratore, mordi questo parmigiano. Meglio seguire un programma finalizzato, periodicizzato e soprattutto personalizzato!

Di cosa sto parlando? Ma del ForresTeam ovviamente!!!

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