Corri per il Verde 2024 – prima tappa

Un tempo era tutto più semplice, non c’erano “vie di mezzo”, si correva su pista, in strada e poi c’erano le campestri.

Nessun tipo di terreno escludeva l’altro, era solo un questione di periodo.

Autunno/Inverno si faceva potenziamento nelle fangose campestri! Percorsi su erba e fango, indispensabili i chiodi da 12  o non ti reggevi in piedi…

Poi  Inverno/Primavera la strada per allungare un pò i chilometri ed infine…

Primavera e inizio Estate la pista per onorare al meglio la specialità del mezzofondo.

Era tutto un campionato: provinciale, regionale, nazionale… scolastico o societario.

Tanti allenamenti, poche gare ma di qualità!

E che avversari! Ogni gara non era “scontata” la classifica, strategia, tattica e soprattutto tecnica, per provare a smussare quella manciata di secondi che ti portava sul podio. E sempre per qualche manciata di secondi, potevi ritrovarti nelle retrovie…

E la gara maestra  era la campestre!

Ti insegnava a gestire le energie, a trovare quel qualcosa in più  per riuscire a fare la volata finale. A superare ogni avversità: climatica, altimetrica… a trovare il giusto equilibrio su qualsiasi superficie. Dopo le campestri invernali, nessuna difficoltà poteva risultare insuperabile!!!

 

Mi iscrivo alla prima tappa della Corri per il Verde dopo che per anni non mi sono sentito all’altezza di partecipare. Ho troppo rispetto per le campestri per non assegnare la meritata importanza e onorabilità. Ma è arrivato il momento di essere meno integralista ed essere più inclusivo, anche con me stesso!

Quindi alla luce di una meno rigida mentalità decido di iscrivermi, dopo aver rinunciato alla Corsa dei Santi come atleta per esercitare in tutto e per tutto il ruolo di presidente/coach

Visto che per un motivo o per l’altro a questa prima tappa hanno deciso di aderire solo un paio di atleti di ASD ForreSteam, mi metto in gioco e triplico il ruolo diventando in un colpo solo: presidente/coach/atleta, anche per fare numero.

Sono “solo” 4 tappe, si corrono quasi tutte le domeniche fino all’8 dicembre e bisogna fare squadra. Si corre per sè stessi durante i giri ma la classifica principale, quella che da lustro, è la classifica di squadra,  alla fine l’elenco dimostrerà quali sono le compagini migliori nel podismo romano.

Ci sono società storiche, che presentano la loro candidatura alla vittoria da decine di anni, e ci sono società emergenti che hanno sposato la causa della qualità ed il mio sogno è quello di schierarmi tra queste ultime.

Sono consapevole che siamo al primo anno, e che oggi siamo 3 iscritti e neanche candidati a classificarci tra i primi posti assoluti ma… anche questo è un battesimo e voglio esserci!

Arrivo al punto di ritrovo e faccio subito un piacevolissimo incontro : “i fratelli Scamarcio” che ho a suo tempo battezzato: Scamarcione e Scamarcino riferendomi alla loro statura.

Il primo di tanti bellissimi incontri, frequentazioni abituali nelle gare di atletica leggera, gente che va forte, veramente forte! Non tutti ovviamente, ma un buon 60% dei partecipanti a questa competizione è per me ora inarrivabile anche sulla carta, figuriamoci nel circuito delimitato, dei 2km del percorso!

Vivo un momento di misto imbarazzo e  inadeguatezza mai vissuto prima!

Mi domando, ma cosa ci faccio io qui? Ovviamente 40/45 anni fa l’avrei pensata in senso diametralmente opposto, e mi sarei preparato a fagocitare ogni “aspirante” al podio… E’ questo quello che opprime di più, il completo contrasto con allora…

Ma poi mi faccio una sorta di autoanalisi e mi rendo conto che il tempo è passato per me e anche per le concezioni che avevo, che ci sono alcuni che la stanno sicuramente pensando come la pensavo io, ma che c’è anche spazio anche per chi non è da primissimi posti, che ci si può divertire correndo bene e soprattutto che il principale avversario è “sè stessi” e quindi proviamo a dare il meglio e vediamo cosa riusciamo a fare.

E’ difficile il combattimento interno che c’è tra l’agonista di “allora” e l’antagonista di oggi. Il giusto equilibrio è quello che voglio raggiungere e infondere i miei atleti!

Nessuna ossessione, e soprattutto nessun fomento! Rispetto per ogni gara e ogni atleta, grandi sorrisi e nessuna ansia, la gara non è altro che il compimento di un buon allenamento, il risultato di una continuità prodotta sul campo, la conseguenza di un buono stile e una giusta mentalità.

Mi ripeto questo e tutto diventa più affrontabile e soprattutto appetibile.

Completate le operazioni preliminari: ritiro pettorali, gradita ospitalità del gazebo dei Roma Road Runners, società storica e amica, effettuato il riscaldamento con i miei atleti del gruppo ForresTeam che è inclusivo e mai esclusivo, che si allena principalmente alla Farnesina unendo runner di diverse società sotto l’unica maglia della condivisione, siamo pronti a partire con la prima gara, quella di 6km dei maschietti da junior in su…

Ultimi allunghi e siamo sulla griglia di partenza, mi metto avanti “per abitudine”, mi guardo intorno e vedo tutte antilopi che sicuramente partiranno sotto i 3’/km, allora saggiamente arretro un pò, non è gara partenza “sprint”!

Vecchie conoscenze mi salutano e anche un po’ deridendomi accennano sarcasticamente:” a Forrest, ma vieni qua che c’hai ‘na certa, che stavi a fa la’ davanti”???

E in effetti…

Senza countdown e senza sparo… si parte!

La partenza è su un tratto molto molto ampio, che agevola un po’ come avviene con i cavalli lo scalpitio e la possibilità di trovare un giusto spazio per tutti per correre liberamente… ma dura poco, molto poco, neanche un centinaio di metri e il percorso diventa un imbuto capace di contenere uno massimo due corridori affianchiati e tutti gli altri in fila.

Succede cosi che mi trovo un po’ “imbottigliato” , mi sembra di andare molto piano, ma forse è meglio cosi, si tiene in  corpo un po’ di energia per i giri successivi.

partenza

Per sdrammatizzare faccio battute in questo tratto, pensado di essere in “recupero” dopo la ripetuta della partenza.

Il primo giro serve a studiare la situazione, il percorso, gli atleti intorno, il dispendio di energie, dove è possibile lasciar andare la gamba e dove correre con maggiore prudenza…

Il circuito presenta alcuni punti salienti:

  • una salitella fatta di 4/5 gradoni con incastonati dei legni
  • una salita impegnativa, abbastanza ripida ma corta, una trentina di metri “infami” che spezzano ritmo e fiato.
  • una bella discesa dove fare massima attenzione per non rotolare come kebab
  • una cunetta che si presenta quasi come un ostacolo
  • e infine un curvone con fango che il sole sta sciogliendo rendendolo molto scivoloso

Tutto il resto è correre, e correre meglio possibile!

Dopo il primo giro si sono delineate le gerarchie, i battistrada che vanno velocissimi e chiuderanno intorno ai 18′, ragazzetti emergenti di livello nazionale attuale o futuro…

Poi ci sono quelli che arriveranno intorno ai 20′ che sono i runner navigati, gente forte che vola sulla pista a livello nazionale e anche oltre…

E poi ogni minuto scandisce un livello di preparazione, di attitudine, di capacità di andare sopra le proprie aspettative o anche sotto le attuali possibilità…

Le campestri sono inesorabili, la classifica si fa praticamente al primo giro, salvo sorprese!

Ovviamente ci sono anche gli “intrusi”, gente che ha chiesto troppo a sè stesso e fatto il primo giro trionfale tornerà mestamente nella propria forbice di tempo appetibile.

E in mezzo a tutte queste aspirazioni ci sono io!

Come andrà la mia gara? E soprattutto come mi comporterò in questa campestre? Io che forse sono uno dei pochi “storici” presenti, ovvero uno che le correva anche negli anni ’70… fine anni 70…

ForrestSimone

Come faccio con i miei atleti mi prefiggo un range “accettabile”, quello che io chiamo dignitoso. Ovviamente è un tempo che tiene conto di molti fattori, non ultimo la scarsità di preparazione di livello e la mancanza di gare e quindi di ritmo.

Per non fare figuracce e consapevole un pò di tutto mi “accontenterei” di un sotto i 26′, ma so che ho forse alzato l’asticella di molto rispetto alle attuali “reali” possibilità.

Mi conforta che queste gare (molto più che altre) si corrono al 50% con la testa e 50% con la preparazione, sarebbero molto allenanti anche per Maratone, dove molti si ostinano ad allenarle facendo moltitudini di chilometri senza considerare che la testa non si allena MAI correndo…

Tra tutti questi pensieri e considerazioni completiamo il primo giro. Parlo al plurale perchè ho intorno i miei atleti che alleno, che mi hanno sicuramente preso come punto di riferimento e questo mi rende molto molto orgoglioso.

Sono con me Simone, new entry nel ForresTeam, che ha dimostrato subito ottime basi su cui lavorare molto per rendere un diamante grezzo un vero brillante!

C’e’ Valerio, VAB per gli amici, che è alla continua (forse esagerata) ricerca della prestazione, ma ogni tanto va accettata anche una tappa di percorso per ottenere gioie più grandi su obiettivi precisi. E poi c’è Scamarcino, che sta tornando ai suoi livelli, manca ancora un pò, ci vuole la giusta pazienza ma presto riprenderà “certe velocità” e soprattutto affronterà meno difficoltà.

Oggi, dei miei atleti,  ci sarebbe anche Paoletta, reduce da una grandissima Corsa dei Santi, ma lei correrà con le femminucce la gara successiva, su 4 km (2 giri).

vab

A proposito della Corsa dei Santi, devo sottolineare che tutti i miei atleti l’hanno corsa, e tutti molto molto brillantemente, sia i presenti che gli assenti oggi, ma quelli oggi presenti hanno queste due possibilità: vanno alla grandissima perchè corrono con le gambe ben “rodate” e vanno in accelerazione progressiva giro dopo giro, oppure vanno in grande difficoltà, perchè le asprità del percorso campestre bloccano le gambe, induriscono la muscolatura e rallentare sarà molto deleterio…

Passato il primo giro, si affronta il momento della verità. E’ vero che le posizioni di classifica sono delineate, ma bisogna tenere il ritmo, non mollare di testa, altrimenti si richia di essere “gli intrusi” che scenderanno di posizione.

Il secondo giro è il tratto piu’ importante della gara, sono finiti gli entusiasmi della partenza, il traguardo è ancora molto lontano, bisogna trovare le giuste motivazioni e anche il giusto treno. Non bisogna pensare, massima distrazione. La mente può essere la migliore amica se agevola la spinta, ma anche la peggior nemica se ci propone i “mostri” che si mangiano l’energia con una serie di “scuse” che ci portano a scivolare nelle retrovie.

E’ importante “farsi portare”, prendere un treno, un riferimento, per evitare appunto di dare spazio ai “brutti pensieri”.

Ma anche con i treni si possono prendere abbagli… fragorose cantonate, specialmente in un circuito fatto di sentieri dove si corre in fila… Ovvero i tappi!!!

Un tappo è un runner che sta davanti, che identifichi come treno, che innalzi a guida spirituale ma che inizia a rallentare. Se non ti accorgi prima di subito che sta “mollando” ti porterà nel suo oblio e ti adeguerai a quel passo “stanco” pensando che invece sia sempre lo stesso, fisicamente troverai (forse) giovamento perchè riprenderai fiato, ma la prestazione e i muscoli, rallentando, ci perdono notevolmente!

Come si riconosce un tappo? Beh per prima cosa, se siamo “competenti” in ritmi, lo si capisce subito che si sta rallentando… quindi prima cosa massima concentrazione e attenzione. Un altro segnale evidente, in una gara abbastanza partecipata (che non ci siano troppi distacchi), controllare bene la propria distanza dal treno e la distanza tra il treno e chi lo precede.

A meno di volate, e quindi di cambi di ritmo repentini, praticamente impossibili in questo tipo di gare, se quello che sta più avanti aumenta la distanza, è evidente che il nostro treno sta cedendo…

Cosa fare? Sorpassarlo immediatamente, sacrificare un po’ di energia e aumentare il ritmo, passargli avanti e portati dall’accelerazione magari provare anche a tenere, per dare una scossa alla corsa.

Al secondo giro ne ho superati almeno 5 di tappi… erano loro gli “intrusi”. E questo mi ha ancor più distratto dai “mostri” e concentrato sulle mie possibilità.

Devo dire che mi compiaccio con me stesso. Ho finto davvero di valere quel tempo che mi ero prefissato e la testa ha “bevuto” questa mia lampante bugia e non si è mai opposta. Ho usato un altro accorgimento per fingere al meglio, non ho mai guardato il garmin, sono andato sempre a sensazione, puntando a rasentare le massimali possibilità ma senza mai andare in sofferenza, anche a causa della grande bugia!

Ecco il terzo giro! Il più è fatto, ora “basta tenere la concentrazione” evitare pericoli, e continuare a controllare i tappi… Il percorso ormai è noto, ogni tratto è familiare. Sento al passaggio l’incitamento di Paola, e sono qua anche per dimostrare a tutti, con il buon esempio, come si affronta un campestre.

Mi verrà rimproverato di aver consigliato di partire “piano”. Ecco questa è una parola che non mi appartiene e non pronuncio mai. Nel mio vocabolario non esistono: piano, lento, stanco… io posso dire cauto, facile…

Mi prendo come ricarica di energia l’incitamento e mi avvio con una certa consapevolezza verso l’ultimo tratto della gara, controllando con caviglia ferma i tratti complicati, spingendo con le braccia e a passo corto sulla salita, buttando il corpo in avanti in discesa (unico tratto dove i 4/5 kg di troppo sono un vantaggio…) e avviandomi verso il tratto che porta a vedere dalla parte opporta il gonfiabile dell’arrivo.

scamarcino

In questo punto sento un “respiro familiare“, sono certo sia lui, Scamarcino si sta avvicinando! Qualche anno fa gli avrei fatto l’elastico per finirlo prima dell’arrivo, cos’è l’elastico? Si accelera bruscamente poi si rallenta fino  a farsi riprendere e poi si accelera, un paio di queste variazioni e chi abbiamo dietro viene mentalmente e fisicamente distrutto. Certo per fare l’elastico bisogna avere molta energia a disposizione… e io ne avrei, ma sono molto cambiato, e mi immagino un arrivo con mano nella mano, con le braccia alzate, a cementare un’unione che ormai va oltre l’amicizia!

Cosi mantenendo il ritmo ed empatizzando con la sua attuale condizione, percorriamo insieme gli ultimi 400mt che ci portano all’arrivo e tagliamo il traguardo come avevo immaginato!

Che spettacolo!

Certo non sorpasso chi mi precede con la volata, e questo non è da me, ma per oggi mi accontento di portare a casa un buon risultato, un arrivo da film e un rientro in una campestre dopo molti anni non proprio indegno!

Sono molto contento!

Di aver corso una tappa della “storica” Corri per il Verde. Di aver condiviso con alcuni dei miei atleti questa meravigliosa esperienza che è molto di più che trascinare il corpo da un punto all’altro, ma è mettere insieme preparazione, testa, strategie ed esperienza.

Spero che questo racconto avvicini a questo tipo di competizioni anche chi si sente molto lontano, per misurarsi molto di testa, che poi è un esercizio sempre utile su qualsiasi distanza e superficie.

Quindi alla prossima tappa, che si correrà il 17 Novembre Largo Labia (III Municipio)

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